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confessato?... Sarà prorogato il fermo o ci sono già i mandati di arresto?... Lei sa dei
rapporti tra don Mariano e il ministro Mancuso?... È vero che l'onorevole Livigni e
venuto ieri nel suo ufficio?».
«Non è vero» rispose a quest'ultima domanda.
«Ma ci sono state interferenze di uomini politici a favore di don Mariano?... È
vero che il ministro Mancuso ha telefonato da Roma?...».
«Per quanto mi risulta» disse a voce alta «nessuna interferenza politica c'è stata
né ci può essere. In quanto ai rapporti tra uno dei fermati e certi uomini politici, io
conosco soltanto quello che voi scrivete. Ma ammesso che tali rapporti esistano, poi-
ché non voglio qui dubitare della vostra onesta professionale, non è mia preoccupa-
zione, finora, considerarli o indagarne la portata. Qualora tali rapporti, nel corso delle
indagini, assumano una particolare configurazione, tale da richiamare l'attenzione
della legge, è certo che né il procuratore della Repubblica né io verremo meno al no-
stro dovere...».
In un titolo a sei colonne di un giornale della sera, questa dichiarazione veniva
così presentata «L'inchiesta del capitano Bellodi raggiungerebbe anche il ministro
Mancuso».
I giornali della sera escono, si sa, prima di mezzogiorno: e in quella che nel sud
è l'ora del pranzo, le linee telefoniche bruciarono come micce delle grida dei colpiti,
per deflagrare nelle orecchie, peraltro sensibilissime, di persone che nei vini di Sala-
paruta e di Vittoria stavano tentando di sciogliere i groppi delle loro angosce.
«Il problema è questo: i carabinieri hanno in mano tre anelli di una catena. Il
primo è Marchica: riescono ad afferrarlo così saldamente che è come uno di quegli
anelli murati nelle casa di campagna per attaccarci i muli».
«Diego non è uomo da parlare: ha quattro dita di pelo sullo stomaco».
«Lascia stare il pelo sullo stomaco. Il vostro difetto è quello di non capire che
un uomo, capace di uccidere dieci persone o mille o centomila, può anch'essere un
vigliacco... Diego, lasciati pregare, ha parlato: ed al suo anello ecco attaccato quello
di Pizzuco... Ora i casi sono due: Pizzuco parla: ed ecco saldato al suo il terzo anello,
che sarebbe Mariano; Pizzuco non parla: resta attaccato a Diego, ma debolmente, che
un buon avvocato non faticherà molto per staccarlo, e... e basta: finisce la catena,
Mariano è libero».
«Pizzuco non parla».
«Non lo so, mio caro, non lo so: io i conti li faccio sempre sul peggio che può
venire. Consideriamo dunque che Pizzuco parla: e Mariano è sistemato per le feste.
Ad occhio e croce io dico che in questo momento i carabinieri tentano di saldare l'a-
nello di Pizzuco a quello di Mariano; se tiene, i casi sono due: o la catena finisce con
Mariano, o Mariano, vecchio com'è, sofferente, comincia a cantare il suo rosario... E
in questo caso, mio caro, la catena si allunga si allunga, si allunga tanto che mi ci
posso trovare impigliato anch'io, e il ministro, e il padreterno... Un disastro, mio caro,
un disastro...».
«Lei vuole farmi diventare il cuore nero come la pece... Madonna santissima, e
non conosce che uomo è don Mariano? Una tomba».
«In gioventú era una tomba: ora è un uomo che nella tomba ha già un piede... La
creatura è debole dice Garibaldi nel testamento: e temeva che nell'estrema debolezza
cadesse a raccontare i suoi peccati, che dovevano essere di quelli spinosi come fichi-
dindia, a un prete... E così dico io: può darsi che a Mariano venga la debolezza di
raccontare i suoi peccati che, detto tra noi, non sono pochi... Io ho avuto tra le mani,
nel ventisette, il suo fascicolo: più grosso di questo libro» indicò un volume del Ben-
tini «e si poteva cavarne fuori una enciclopedia criminale: non mancava niente, dalla
a, abigeato, alla zeta, zuffa... Quel fascicolo poi, fortunatamente, scomparve... No,
non fare quell'occhio di sarda morta: non ci ho avuto mano io, a farlo scomparire; al-
tri amici, più grossi di me, hanno fatto il giuoco delle tre carte, con quel fascicolo; da
questo ufficio a quello, da quello a questo: e il procuratore del re, un uomo terribile
ricordo, se lo è visto sparire da sotto il naso... Faceva come un cane arrabbiato mi ri-
cordo, minacce a destra e a sinistra: e i più sospettati, poveretti, erano quelli che non
c'entravano per niente. Poi il procuratore del re fu trasferito, e l'acquazzone passò.
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