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«O santissimi iddii, igualmente del cielo governatori e
della terra, siate testimoni alla presente promessione, e
alla fede data dalla mia destra; e tu, Amore, di queste
cose consapevole, sii presente; e tu, o bellissima camera,
a me più a grado che  l cielo agl iddii, così come testimo-
nia secreta de nostri disii se stata, così similemente
guarda le dette parole; alle quali, se io per difetto di me
vengo meno, cotale verso di me l ira d Iddio si dimostri,
quale quella di Cerere in Erisitone, o di Diana in Atteo-
ne, o in Semelè di Giunone apparve già nel passato».
E questo detto, me con volontà somma abbracciò ul-
timamente dicendo «Addio!» con rotta voce.
Poi che egli così ebbe parlato, io misera, vinta dall an-
goscioso pianto, appena li pote rispondere alcuna cosa;
ma pure isforzandomi, tremanti parole pinsi fuori della
trista bocca in cotale forma:
«La fede a miei orecchi promessa, e data alla mia de-
stra mano dalla tua, fermi Giove in cielo con quello ef-
fetto che Inachide fece li prieghi di Teletusa, e in terra,
come io disidero e come tu chiedi, la faccia intera».
E accompagnato lui infino alla porta del nostro pala-
gio, volendo dire «Addio!», sùbito fu la parola tolta alla
mia lingua, e il cielo agli occhi miei. E quale succisa rosa
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Giovanni Boccaccio - Elegia di Madonna Fiammetta
negli aperti campi infra le verdi fronde sentendo i solari
raggi cade perdendo il suo colore, cotale semiviva caddi
nelle braccia della mia serva; e dopo non piccolo spazio,
aiutata da lei fedelissima, con freddi liquori rivocata al
tristo mondo, mi risentii; e sperando ancora d essere alla
mia porta, quale il furioso toro, ricevuto il mortal colpo,
furibondo si leva saltando, cotale io stordita levandomi,
appena ancora veggendo, corsi, e con le braccia aperte
la mia serva abbracciai credendo prendere il mio signo-
re, e con fioca voce e rotta dal pianto in mille partì dissi:
«O anima mia, addio».
La serva tacque, conoscendo il mio errore; ma io poi,
ricevuta veduta più libera, il mio avere fallito sentendo,
appena un altra volta in simile smarrimento non caddi.
Il giorno era già chiaro per ogni parte, onde io nella
mia camera senza il mio Panfilo veggendomi, e intorno
mirandomi per ispazio lunghissimo, come ciò avvenuto
si fosse ignorando, la serva dimandai che di lui avvenuto
fosse, a cui ella piagnendo rispose:
«Già è gran pezza che egli, qui nelle sue braccia reca-
tavi, da voi il sopravvegnente giorno con lagrime infinite
a forza il divise.
A cui io dissi:
«Dunque si è egli pure partito?»
«Sì» rispose la serva.
Cui io ancora seguendo addimandai:
«Or con che aspetto si partì? Con grave?»
A cui ella rispose:
«Niuno mai più dolente ne vidi».
Poi seguitai:
«Quali furono gli atti suoi? E che parole disse nella
partenza?»
Ed ella rispose:
«Voi quasi morta nelle mie braccia rimasa, vagando la
vostra anima non so dove, egli vi si recò, tosto che tale vi
vostra anima non so dove, egli vi si recò, tosto che tale vi
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Giovanni Boccaccio - Elegia di Madonna Fiammetta
vide, nelle sue teneramente; e con la sua mano nel vostro
petto cercato se con voi fosse la paurosa anima, e trova-
tala forte battendo, piagnendo, cento volte e più agli ul-
timi baci credo vi richiamasse. Ma poi che voi immobile
non altramente che marmo vide, qui vi recò, e, dubitan-
do di peggio, lagrimando più volte bagnò il vostro viso,
dicendo: «O sommi iddii, se nella mia partenza peccato
alcuno si contiene, venga sopra di me il giudicio, non so-
pra la non colpevole donna. Rendete a luoghi suoi la
smarrita anima, sì che di questo ultimo bene, cioè di ve-
dermi nella mia partita e di darmi gli ultimi baci dicendo
addio, ed ella e io siamo consolati». Ma poi che vide voi
non risentirvi, quasi senza consiglio, ignorando che far-
si, pianamente in sul letto posatavi, quali le marine on-
de, da venti e dalla pioggia sospinte, ora innanzi vengo-
no e quando addietro si tornano, cotale da voi
partendosi infino in sul limitare dell uscio della camera
pigramente andando, mirava per le finestre il minaccian-
te cielo nemico alla sua dimora; e quindi subitamente
verso voi ritornava, da capo chiamandovi e aggiungendo
lagrime e baci al vostro viso. Ma poi che così ebbe fatto
più volte, vedendo che più lunga non poteva essere con
voi la sua dimora, abbracciandovi disse: «O dolcissima
donna, unica speranza del tristo cuore, la quale io, a for-
za partendomi, lascio in dubbia vita, Iddio ti renda il
perduto conforto, e te a me tanto servi che insieme felici
ancora ci possiamo rivedere, sì come sconsolati ne divi-
de l amara partenza». E così come le parole diceva, così
continuamente piagneva forte, tanto che i singhiozzi del
suo pianto più volte mi fecero paura che non che da no-
stri di casa, ma che da vicini sentiti non fossero. Ma poi,
più non potendo dimorare per la nemica chiarezza so-
pravvegnente, con maggiore abondanza di lagrime disse
«Addio!», e quasi a forza tirato, percotendo forte il pie-
de nel limitar dell uscio, uscì delle nostre case. Onde
uscito, appena si saria detto che egli potesse andare, an-
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Giovanni Boccaccio - Elegia di Madonna Fiammetta
zi ad ogni passo volgendosi, quasi pareva sperasse che,
voi risentita, io il dovessi chiamare a rivedervi».
Tacque allora quella; e io, o donne, quale voi potete
pensare, cotale dolendomi della partita del caro amante,
sconsolata rimasi piagnendo.
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Giovanni Boccaccio - Elegia di Madonna Fiammetta
CAPITOLO III.
Nel quale si dimostra chenti e quali fossero di questa donna i
pensieri e l opera, trascorrendo il tempo a lei dal suo amante
promesso di ritornare.
Quale voi avete di sopra udito, o donne, cotale, dipar-
tito il mio Panfilo, rimasi, e più giorni con lagrime di tal
partenza mi dolsi, né altro era nella mia bocca, benché
tacitamente fosse, che: «O Panfilo mio, come può egli
essere che tu m abbi lasciata?». Certo intra le lagrime mi
dava tal nome, ricordandolo, alcuno conforto. Niuna [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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